Nel 2009 abbiamo impiantato il nostro 1° orto Giardino Naturale, nella zona Ortiva Pescarola. Con il progetto Ort’Attack stiamo dilagando. Ecco un’intervista a Stefano Peloso che ci spiega come funzionano le cose.
Iniziamo dando qualche indicazione pratica: come si può venire ad imparare a coltivare un orto?
L’Associazione ha 3 orti che vengono utilizzati come “nave scuola”. Uno alla zona ortiva Pescarola e altri realizzati all’interno delle scuole elementari Bottego e Silvani.
Per partecipare agli orti condivisi, imparando sul campo e raccogliendone i frutti, basta essere soci dell’associazione. Il tempo scambiato viene contabilizzato secondo il meccanismo della Banca del Tempo.
Un’altra possibilità è quella di partecipare ad uno dei corsi intensivi. Durano 5 giorni e prevedono una parte teorica e una parte pratica.
In genere prevediamo borse di studio per chi si prende l’impegno di proseguire nella cura dell’orto realizzato. Quest’anno (2012) abbiamo Ort’Attackato all’Istituto Agrario Serpieri e all’Orto dei Giusti .
Il ricavato di questi corsi serve a finanziare le attività nelle scuole elementari, alle quali teniamo molto perchè crediamo che per ricostruire relazioni sociali occorre partire dai bambini.
Che genere di orto si fa?
Noi lo chiamiamo FOOD GARDEN – ORTO GIARDINO NATURALE, perchè l’aspetto è quello di un giardino, solo che è commestibile. Fondamentalmente permette di restituire alla terra, in termini energetici, più di quanto si prende, promuovendo i meccanismi di autofertilità del suolo. All’interno di cumuli si vanno ad adagiare i semi in maniera mista, seguendo semplici dinamiche di affiatamento tra una pianta e l’altra.Dopo di che si ricopre il tutto con la paglia, per mantenere una temperatura costante, fresca d’estate e calda d’inverno. L’orto va lasciato a se stesso, non gli si fa nulla, nemmeno la lotta integrata, se non strappare qualche erbaccia ogni tanto, seguendo il metodo dell’agricoltura naturale.
Ma cosa significa “agricoltura naturale”?
Il termine si riferisce alle intuizioni dell’agronomo giapponese Masanobu Fukuoka: alcuni la definiscono “agricoltura del non fare” perchè ogni cosa deve essere lasciata a se stessa e il lavoro dell’agricoltore si limita alla semina e al raccolto. Non ci sono quindi potature, concimazioni, trattamenti fitosanitari, lotte antiparassitarie: l’agricoltore coglierà esclusivamente i frutti del raccolto, lasciando sul campo tutti gli scarti della coltivazione, che fungeranno da pacciamatura; Un orto coltivato secondo questi metodi ha due importanti caratteristiche: meno lavoro e meno irrigazione.
A chi si devono rivolgere gli interessati?
Devono contattare l’associazione inviando una mail a info@zoeassociazione.com o telefonando al 3311228889
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